DISCRIMINAZIONE EMOTIVA DA COVID19 IN ETA’ EVOLUTIVA

Siamo in un tempo di emergenza da molti adulti confuso in un tempo di regime totalitario, a causa di tutte le misure restrittive adottate di giorno in giorno e, di settimana in settimana, da chi ci governa e in modo autonomo anche dalle singole regioni a tutela della nostra salute. Quella salute finora barattata con forme di narcisismo esibito a tutti i costi in ogni luogo e in ogni dove.

Bambini, adolescenti e adulti, nessuno escluso, da questa competizione dove chi riusciva a far emergere un corpo perfetto, atletico, scolpito e in forma acquistava il privilegio di essere considerato un modello/mito per molti, votato anche sui social network per aumentare, grazie ai like, la percezione del valore di sè. In questo tempo dove la parola d’ordine è “restare a casa” siamo diventati tutti un pò “autistici”. L’autismo falso che il covid19 ha indotto come conseguenza inevitabile del rispetto anche delle regole sociali e di salute.

Abbiamo inaugurato una nuova stagione, quella della solitudine che evoca uno spazio di deserto, di silenzio, di ritiro. I più discriminati dal covid sono i bambini. Ma anche gli adolescenti sono meno nominati dei cani.

I bambini non si citano ormai da tempo, in nessun decreto, così come gli adolescenti. È come se fossero scomparsi, mentre sono reclusi nelle loro case. La popolazione dei bambini e degli adolescenti, così come quella degli adulti, ha acquisito una nuova identità, diversa da prima, protesica per definizione. Dove le protesi sono molteplici per non rinunciare alla socialità e alla estimità e non rischiare l’isolamento emotivo/affettivo: gomiti al posto delle mani per scambiarsi un saluto, guanti e mascherine per coprire le parti nude della corporeità (mani e volto) fortemente mortificata dal virus perché considerate parti unte che potenzialmente possono ungere altri, i social, i pc, i telefoni che diventano più di prima indispensabili protesi anch’esse di tipo cognitivo e sociale.

Siamo nel tempo della nostalgia, della mancanza di oggetti/persone che si cercano in assenza di momenti di socializzazione. E allora emerge la diversità tra bambini e giovani/adulti. I bambini si fanno molte domande e cercano molte risposte in merito alle perdite subite: di tempo, di amici, di scuola, di sport, di spazio fuori per cercare di dare un senso a tanti stravolgimenti e restituirsi un ritmo di normalità. Il loro pensiero magico/onnipotente rappresenta la risorsa migliore dell’età, l’antidoto alle angosce di separazione che invece molti adolescenti/adulti ruminano ossessivamente, narrano più compulsivamente come per ottenere un senso di leggerezza. La creatività dei bambini e la loro alta predisposizione all’adattamento li rende più positivi nelle reazioni all’evento traumatico. Perfino le paure possono essere esorcizzate grazie all’uso della immaginazione e della fantasia stimolata appositamente dai molti adulti per sostenere il superamento della frustrazione reale. Gli adolescenti, normalmente depressi e annoiati, sono più appesantiti e agitati dall’arresto improvviso del tempo della vita. Il covid19 ha imposto un tempo dilatato e un ritmo rallentato che calza stretto e innesca un senso di intolleranza estrema e, in alcuni casi, pensieri bizzarri e di tipo autolesivo. Più ci si sente impotenti più si cercano strategie di superamento del limite e di trasgressione delle regole. Tale impulsività si traduce in forme di fuga nel virtuale, bisogno di condivisione, di narrazione, di intimità, ossia riscoperta delle relazioni familiari.

Siamo nel tempo dell’attesa, in un tempo che sembra somigliare a quello dell’avvento del Natale. I bambini trovano una parvenza di normalità nelle lezioni online a distanza, così come gli adolescenti. Nutrire illusioni sane generative è l’attività maggiormente consigliata e di sicura efficacia se, somministrata sistematicamente, perché capace di formare i giusti anticorpi alla noia e alla paura. L’incertezza del momento genera confusione, destabilizza, provoca emozioni miste a rabbia, paura e angoscia. Le paure più emergenti riguardano il futuro, la salute fisica e la salute mentale. La paura che nella distanza l’altro possa non considerarci importante e perderci, dimenticarci. I bambini si attaccano allo schermo del pc o del telefono per ricercare volti famigliari e sentirsi di nuovo nella realtà conosciuta, riappropriarsene e rassicurarsi che nonostante tutto nulla è cambiato. Gli adolescenti con i loro legami dipendenti rischiano di scivolare più in profondità nella dipendenza dai social, sviluppare una anestesia (sordità) affettiva e/o di sviluppare un’attenzione cognitiva/emotiva verso i legami quelli reali, quelli fisici e non virtuali, facendo esperienza di parole e non di silenzi, di condivisione di interessi e di gesti quotidiani. L’eredità positiva, per piccoli e grandi, del covid è la relazione. Il covid ci sta addomesticando a seguire quelle 5 regole del metodo Tata Matilda, tratto da una serie di libri di bambini della scrittrice inglese C. Brand. Isabel Green è una giovane madre di tre figli che lotta per mandare avanti la fattoria da sola nonostante diverse difficoltà. Prima di tutto c’è la preoccupazione di avere un marito in guerra che combatte al fronte; poi c’è anche un vile cognato pronto a tutto per farle vendere la proprietà, che di certo non aiuta; non mancano le frustrazioni di un lavoro che non ama presso una negoziante scorbutica con frequenti crisi di senilità; inoltre l’ansia che si respira in città tra la paura dei bombardamenti e le preoccupazioni per le sorti del Paese dopo la guerra mette una certa pressione addosso. Alla porta di Isabel Green però busserà la mitica e insostituibile bambinaia delle emergenze, che resta quando non la vuoi e se ne va quando vorresti che restasse. Con i suoi strambi metodi e il suo affetto sarà di grande aiuto ai tre bambini.

Le 5 semplici regole che possono esserci utili in questo tempo di riempimento dell’attesa e di cambiamento/rinascita: smettere di litigare, chiedere scusa (senso di colpa), condividere le cose con gentilezza, aiutarsi ed empatizzare, essere coraggiosi, avere fede/speranza.

 

de.ssa Sofia Tavella

Psicologa-Psicoterapeuta per l’infanzia e per l’adolescenza (C.i.ps.ps.i.a Bologna)

Visiting Professor of University Carlo Bo Urbino – Dipartimento of Science Biomolecolar (DISB) – Docente di Psicologia della riabilitazione – Università Sapienza di Roma – Master in riabilitazione visiva – Supervisore clinico equipe Hospice e ASSP – iscritta al MEPA (mercato elettronico pubblica amministrazione) – Advisor Agenas (Agenzia Nazionale Servizi Sanitari Lazio)

 

 

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